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La mente geneticamente

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È dalla fine degli anni Settanta che lavoro su come funziona la mente in relazione alla coscienza. La cosa che mi ha più sorpreso, all’inizio, è che noi esseri umani viviamo dentro una mente genetica. Con questa espressione intendo dire che in noi non esiste solo la linea ereditaria fisica trasmessa con il DNA, ma anche una linea ereditaria mentale, che contiene innanzitutto i ricordi dei nostri avi materni e paterni: una mente di contenuto genetico composta da miliardi di memorie. L’altra cosa che ho scoperto è che queste memorie non sono solo umane ma anche animali, vegetali, minerali e di origine ancora più remota, e che noi ereditiamo tutto il vissuto che esse contengono.

Memorie genetiche
I fattori che determinano il tipo di DNA e di mente genetica che ciascuno di noi riceve sono tre: innanzitutto il contenuto dei ricordi diretti dei nostri genitori, che contengono la registrazione di come questi ultimi hanno reagito all’ambiente in cui hanno vissuto per tutta la vita, in secondo luogo la composizione della loro mente genetica e infine le emozioni che hanno provato durante l’atto sessuale durante il nostro concepimento. Il concepimento è infatti un evento determinante per definire quali tipi di memorie genetiche andranno a formare la parte cellulare e quella mentale dell’embrione, cioè il bagaglio mentale che vivrà con noi fino alla nostra morte (esattamente come il DNA). È oramai dal 1986 che applico il metodo di ricerca che porta il mio nome al lavoro che svolgo con le persone, e ho potuto verificare il fondamento di quanto asserisco.

Faccio un esempio: quando durante il rapporto sessuale la donna non ha voglia di fare sesso mentre l’uomo sì, le energie femminili non sono all’apice della loro forza, a differenza di quelle maschili. Incontrandosi nelle emozioni dei futuri genitori e unendosi come gamete maschile e femminile, queste due energie creeranno un embrione che non avrà in sé energie equilibrate. La mente genetica risponde al tipo di emozioni provate dai partner prima, durante e dopo il rapporto sessuale attivando il loro bagaglio ambientale e genetico, così che tutte le memorie degli avi materni nati con poca energia femminile si uniranno tra loro andando a formare la parte mentale dell’embrione insieme alle memorie degli avi paterni nati con energie maschili forti.

Questo squilibrio energetico tra energie maschili e femminili determinerà un vuoto d’amore nella parte femminile della persona, vuoto che sarà da lei avvertito e vissuto in tutte le fasi della vita come una forma di incompletezza interiore che sarà causa di conflitti, innanzitutto perché la farà andare continuamente alla ricerca di persone in grado di nutrire quel vuoto che avverte dentro: gli amici in età infantile e i partner dall’adolescenza in poi.

Ogni volta che l’individuo vivrà un conflitto emozionale, la sua mente genetica sommerà alle emozioni che egli prova nel presente le memorie dei suoi avi che hanno vissuto un conflitto simile, ma questo avverrà senza che egli se ne renda conto. Di conseguenza la persona avvertirà dentro di sé un malessere e un vuoto che diventeranno sempre più profondi fino a renderla sempre più arida nei sentimenti, trasformando in un deserto la sua vita emotiva.

La mente genetica non è intelligente e non fa nessuna differenziazione tra ciò che la persona vive adesso e quello che i suoi avi hanno vissuto anni o secoli fa: è come la base dati di un immenso computer che reagisce a quello che registra nel presente attirando, inglobando e sommando le varie memorie tra di loro senza distinzione di tempo.

La persona, ignara di ciò che la sua mente sta facendo dentro di lei, vive su di sé i pensieri, le emozioni, gli stati d’animo e le scelte già vissute dagli avi, diventandone il ripetitore. In tutto questo meccanismo la coscienza (cioè la capacità di discernimento) non esiste, perché quando la mente genetica è all’opera la coscienza viene schiacciata o soppressa dal contenuto negativo presente nelle memorie degli avi. È importante precisare che in queste memorie è registrato anche ciò che di positivo c’è stato nella vita degli antenati genetici, ma quello che va veramente compreso e trasformato sono le loro esperienze negative, in quanto sono queste a creare sofferenza e senso di fallimento.

Meccaniche mentali
Sommare i contenuti emotivi passati a quelli presenti è un tipico esempio di “meccanica mentale”. Per “meccanica mentale” intendo il modo in cui l’energia mentale funziona, come si impressiona delle esperienze che vive e come le ripropone continuamente senza che ci sia nessuno che la blocchi.
Solo la coscienza può fermare una meccanica mentale nel momento in cui viene a conoscenza di come funziona. In caso contrario ne subisce continuamente gli effetti: lo possiamo comprendere bene osservando tutte le volte che ripetiamo atteggiamenti e comportamenti incoerenti rispetto al contesto di vita del momento, spesso dettati da contenuti emozionali genetici.

La mente genetica, infatti, con il proprio comportamento automatico impedisce alla coscienza di diventare consapevole di se stessa.

Le meccaniche mentali funzionano allo stesso modo per tutti gli esseri umani e a esse si attaccano tutti i film di vita del nostro vissuto: questo è il motivo per cui non siamo mai riusciti a modificarne la struttura. Abbiamo sempre guardato il contenuto dei film cercando di distinguere ciò che era sbagliato da ciò che era giusto, senza però mai osservare le meccaniche che mantenevano inalterati i film e, quindi, senza poterli mai cambiare veramente.

Le memorie degli avi che ci hanno formato al concepimento diventano le nostre vite passate genetiche. Se ad esempio una persona soffre di una malattia genetica derivante da un avo vicino o lontano nel tempo, oltre ad avere la malattia fisica dell’avo avrà anche la sua energia mentale, cioè penserà, parlerà, avrà emozioni e stati d’animo dell’antenato. La memoria dell’avo, che come ho detto è priva di coscienza al pari di tutto il contenuto della mente genetica e quindi è incapace di differenziare tra tempi diversi, invade il corpo della persona “credendo” di essere ancora nel passato.

Il vissuto
Facciamo un caso di vita vissuta.

Marco, quando è venuto da me, aveva problemi di comunicazione: ogni volta che doveva parlare a qualcuno che non conosceva aveva paura di sbagliare e di essere giudicato, si sentiva bloccato e preferiva stare zitto. Poi si giustificava dicendo che a lui piaceva più ascoltare che parlare, ma non era vero perché soffriva molto del fatto di non riuscire a esprimersi.

Quando abbiamo iniziato un programma di lavoro con il mio approccio la prima immagine che la sua mente genetica gli ha mandato è stata quella della nonna materna. Una nonnina piccolina di statura e dai capelli corti, sposata a un uomo che con lei si comportava da despota perché non la faceva mai parlare e, quando lei ci provava, la sgridava sempre dicendole di stare zitta, che era una donna e che non capiva niente.

La nonna provava quindi molta rabbia verso il marito… allo stesso modo, Marco quando non riusciva a farsi capire era astioso con chi aveva di fronte attribuendogliene la colpa.

La cosa strana è che lui incontrava sempre persone che parlavano tanto e, anche se avesse voluto dire qualcosa, non avrebbe potuto intervenire, così come sua nonna con il marito. Il fatto che gli capitassero sempre queste coincidenze si chiarì ulteriormente proseguendo con il programma. Ad un certo punto, infatti, la mente genetica gli ha “inviato” i ricordi di un avo paterno giudicato, torturato e condannato a morte da un tribunale medioevale. L’avo era stato considerato colpevole nonostante tutto ciò che aveva provato a dire a propria discolpa: nessuno gli aveva creduto e alla fine aveva smesso di lottare e aveva solo ascoltato.

Questa memoria era l’origine del problema di Marco, tanto è vero che man mano che osservava la vita del suo antenato riusciva a comprendere finalmente la radice dei suoi problemi nella comunicazione e soprattutto il proprio atteggiamento, caratterizzato prima dalla voglia di comunicare e poi dalla paura e dalla rassegnazione, costretto ad ascoltare molto gli altri e poco la propria voce. Le memorie genetiche contengono il film di vita che ogni avo ha vissuto, compresa la sua morte.

Un’altra meccanica mentale è che, tutte le volte in cui le memorie di avi diversi si attivano perché richiamate da un evento presente, si potenziano per similitudine. Nel nostro esempio, l’esperienza del condannato (attivata da una comunicazione che Marco sta avendo nel presente) è simile alla memoria di un avo più vicino nel tempo (la nonna di Marco) che ha avuto un problema dello stesso tipo (essere forzata a non parlare).

Ecco che, con i ricordi genetici della nonna, le memorie dell’avo condannato a morte prendono forza e si installano più facilmente nel presente della persona vivente, cioè Marco, il cui cervello tradurrà questi ricordi inconsci riproponendone tutto il contenuto e facendogli vivere, ignaro di tutto il meccanismo, infelicità e insoddisfazioni non sue.

La conoscenza di come funziona la mente genetica è molto importante perché, anche se la mente umana è costituita da innumerevoli strati, per conoscerli non possiamo mai prescindere dallo strato genetico per via del ruolo fondamentale che esso ricopre nella vita di ciascuno di noi, dato che è ciò che ereditiamo al concepimento.

Fiorella Rustici
Articolo pubblicato su “Scienza e Conoscenza n. 29

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